Non Mi So Fermare
(Testo e Musica: Mauro Pagani, Massimo Bubola)
A volte suono e non mi so fermare,
non ho più sete e non ho più fame;
a volte suono e suono ore e ore,
sento dei fuochi e sento delle lame.
A volte incontro un angelo radioso,
suoni d'argento nell'oscurità;
a volte c'è un serpente velenoso,
mi punge il cuore col suo vecchio sax.
Tu non svegliarmi se mi vedi strano,
se non sono proprio lì con te;
tu non fermarmi se vado lontano:
è la mia vita.
A volte dormo e non mi so fermare,
lascio le scarpe e indosso le mie ali;
a volte dormo e dormo ore e ore,
salgo nei cieli, scendo nei fondali.
Tu non svegliarmi, parla un po' più piano,
se vuoi restare ancora qui con me;
non spaventarti se vado lontano:
è la mia vita.
Apri le ali alla musica
che appare e si nasconde,
che viaggia dentro di te;
a questa musica che è chiara e ci confonde,
e chiama forte dentro di me.
Dove va, dove va, dove va, dove va io non lo so,
questa corrente luminosa,
dove va io non lo so;
questa canzone rigogliosa,
dove va dentro di te;
questo mistero doloroso,
dove va io non lo so.
A volte bevo e non mi so fermare,
salgo su un treno che non so guidare;
a volte bevo e bevo ore e ore,
non più ricordi che mi fanno male.
A volte rido fino a stare male,
a volte piango e non mi so fermare.
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In Cosa Credere
(Testo e Musica: Cristiano De André, Mauro Pagani)
Amico delle nuvole,
perduto in questo mondo
in mezzo a gente illustre,
in mezzo a macchine.
Non so più in cosa credere, amore;
non so più in cosa credere. amore.
Uomini della nebbia,
travestiti di azzurro,
vendono spine ad ogni angolo
per un Dio dei numeri
e dello scrigno.
Non so più in cosa credere, amore;
non so più in cosa credere, amore;
non so più in cosa credere.
Magari, magari,
andare via;
magari, magari,
solo io e te.
Magari, magari,
scappare via;
magari, magari,
solo io e te.
Stupidi doganieri di questa terra,
solo parole sapete offrirci,
piccoli cuori di madreperla.
Non so più in cosa credere, amore;
non so più in cosa credere, amore;
non so più in cosa credere, amore;
non so più in cosa credere, amore;
non so più in chi credere, amore;
non so più in chi credere, amore;
non so più come credere, amore.
Magari, magari,
andare via;
magari, magari,
solo io e te.
Magari, magari,
scappare via;
magari, magari,
solo io e te, e te.
Magari, magari,
andare via;
magari, magari,
solo io e te.
Magari, magari,
scappare via;
magari, magari,
solo io e te.
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Natale Occidentale
(Testo e Musica: Cristiano De André, Mauro Pagani)
Un biglietto di quarta classe
a livello del mare,
si beccheggia col becco aperto
nei corridoi e sulle scale;
arriveremo dall'altra parte,
arriveremo e sarà Natale,
con le ragazze nelle sciarpe
dalle finestre a salutare.
E nelle strade quella canzone
che sentivamo dalla nave,
quella canzone che fino a ieri
non ci lasciavano cantare;
nelle strade tante persone
con una faccia così normale,
che ci ricordano le persone
che abbiam dovuto lasciare.
E a mezzanotte, mamma, guarda la luna:
a mezzanotte, mamma, la guarderò;
e quella molta, quella poca fortuna
a casa, mamma, a casa la porterò.
E le luci sono stelle,
e le stelle le puoi comprare,
non ti chiedono il passaporto,
le devi solo pagare;
e per pagarle ci son le mani,
ci son le mani a lavorare,
a lavorare fino alla notte
sotto una luna occidentale.
E a bestemmiare ci siamo in tanti
che non li puoi più contare,
a bestemmiare ci siamo in tanti
che non li puoi più pagare;
e sulla nave che prenderemo,
che prenderemo per tornare,
saremo nudi, saremo scalzi,
saremo tutti da comprare.
E a mezzanotte, mamma, guarda la luna:
a mezzanotte, mamma, la guarderò;
e quella molta, quella poca fortuna
a casa, mamma, a casa la porterò.
E a mezzanotte, mamma, guarda la luna:
a mezzanotte, mamma, ti penserò;
e quella molta, quella poca fortuna
a casa, mamma, a casa la porterò.
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Mille Come Me
(Testo e Musica: Cristiano De André, Mauro Pagani)
La mia terra è lontana,
è di là dal mare,
so come è fatta,
non ci so arrivare.
La mia terra è lontana
come il fondo del mare,
è una stella caduta ma,
ma la vorrei trovare.
Come uno strano ricordo
ancora da venire
so di preciso cosa
potrei trovare;
conosco le facce,
ne vedo i colori,
ogni tanto ne sento
così forte gli odori.
Qualcuno non capisce,
non sa cosa fare;
qualcuno non capisce,
non sa cosa dire;
qualcuno non capisce,
e resta lì a guardare;
qualcuno non capisce
che non posso restare.
Mille, mille, mille come me;
mille, mille, mille come me, come me;
mille, mille, mille come me;
mille, mille, mille come me.
Così la mia vita
la passo a girare,
con fratelli ed amanti
non si fa che parlare
in quella lingua strana
che conosce anche il mare,
in quella lingua strana
di chi non si può fermare.
Mille, mille, mille come me;
mille, mille, mille come me, come me;
mille, mille, mille come me;
mille, mille, mille come me.
Mille, mille, mille come me;
mille, mille, mille come me, come me;
mille, mille, mille come me;
mille, mille, mille come me, come me.
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Eviterò
(Testo e Musica: Cristiano De André, Massimo Bubola)
Tornare qui
se non ci sei:
dimmi che senso ha;
tirare ormai
fino alle sei:
è una necessità.
Ogni volta che tu
mi sorridi così
sopra a quel comò:
è solo una foto
ma mi ferisce un po'.
Quante parole buttate via
ed ora come stai?
Quanti silenzi stupidi
e adesso dove sei?
Quella volta che tu
te ne sei corsa giù,
chiusa in quel paltò:
eri così piccola,
chissà quando ti vedrò.
Eviterò le ragioni
che non bastano mai;
eviterò le prigioni
dei ricordi, vedrai.
Eviterò di cercarti,
forse ce la farò;
eviterò di pensarti
ma non ci riuscirò.
Lo so, lo so
che tu sei sola come me,
in qualche angolo segreto
perduta come me.
Ma ogni volta che tu
mi sorridi così
sopra a quel metrò:
è una foto-pubblicità
ma mi ferisce un po'
Eviterò le ragioni
che non bastano mai;
eviterò le prigioni
dei ricordi, vedrai.
Eviterò di cercarti,
forse ce la farò;
eviterò di pensarti
ma non ci riuscirò.
Eviterò le promesse
che poi non manterrò;
eviterò le scommesse,
te lo giuro, lo so.
Eviterò le canzoni
che ti ricordano;
eviterò le occasioni
dove ti incontrerò.
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Cattive Compagnie
(Testo e Musica: Massimo Bubola)
Rimasti sempre a galla
tra il blues e il rock and roll,
come quell'erba gialla
che naviga sul Po.
Dammi un po' da bere,
fratello, e ti dirò;
dammi da dormire
e ti racconterò
di un letto sfatto
e vecchie melodie,
di alberghi andati,
cani bagnati,
anni sbandati,
un sacco, un mucchio di bugie.
Siamo cattive compagnie
per te, bambino;
siamo cattive compagnie
e tu un pulcino;
siamo cattive compagnie
però vorremmo esserlo di più;
siamo cattive compagnie
ma questa notte lo sarai anche tu.
Pompare limonata
dal cuore ti farò,
derattizzarti i sogni
e farne un gran falò.
Dammi un po' d'amore,
fratello, e ti dirò;
dammi da dormire
e ti racconterò
di un letto sfatto
e vecchie melodie,
di alberghi andati,
cani bagnati,
anni sbandati,
un sacco, un mucchio di bugie.
Siamo cattive compagnie
per te, bambino;
siamo cattive compagnie
e tu un pulcino;
siamo cattive compagnie
però vorremmo esserlo di più;
siamo cattive compagnie
ma questa notte lo sarai anche tu.
Senti quella sirena
e senti quel juke-box:
con tutti quegli spari
sembra di stare al Bronx.
Dammi un po' da bere,
fratello, e ti dirò;
dammi da dormire
e ti racconterò
di un letto sfatto
e vecchie melodie,
di alberghi andati,
cani bagnati,
anni sbandati,
un sacco, un mucchio di bugie
Siamo cattive compagnie
per te, bambino;
siamo cattive compagnie
e tu un pulcino;
siamo cattive compagnie
però vorremmo esserlo di più;
siamo cattive compagnie
ma questa notte lo sarai anche tu.
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Senza Famiglia
(Testo e Musica: Massimo Bubola)
Senza una famiglia,
senza nessuno che mi somiglia,
mi trovo solo in questa città
ubriaca di donne, musica e sangrilla.
Una zingara suona l'Ave Maria
all'angolo più buio della via,
sulle spalle ha uno scialle
di lacrime d'oro,
un lasciapassare per la malinconia.
Macchine davanti e di dietro,
vedo i tuoi occhi sopra ogni vetro;
come attraverserò
una strada così ferita?
Amore, conosci la mia pena;
amore, conosci la mia inquietudine
e allora dove sei
in questa valle di solitudine?
E allora credi, credi, credi
che sia facile;
e allora credi, credi, credi
che sia semplice
essere andato via così
per ritrovarmi proprio qui,
le tasche vuote,
il cuore a pezzi e niente più.
C'è un temporale a cielo sereno,
tutti spariscono in un baleno,
tutti hanno un posto dove fare l'amore,
dove aspettare che torni il sole.
La notte accende le sue luci
ed io percorro la mia via crucis,
la radio dice "si salvi chi può",
mi unisco a una banda di rock and roll.
Ragazzi e angeli passano abbracciati,
si baciano, perdonano tutti peccati,
mi danno qualcosa, mi danno un sorriso,
un passaporto per il paradiso.
Amore, conosci la mia pena;
amore, conosci la mia mansuetudine
e allora dove sei
in questa valle di solitudine?
E allora credi, credi, credi
che sia facile;
e allora credi, credi, credi
che sia semplice
essere andato via così
per ritrovarmi proprio qui,
le tasche vuote,
il cuore a pezzi e niente più.
E allora credi, credi, credi
che sia facile;
e allora credi, credi, credi
che sia semplice
essere andato via così
per ritrovarmi proprio qui,
le tasche vuote,
il cuore a pezzi e niente più.
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Gabbia
(Testo e Musica: Cristiano De André, Carlo Facchini)
In questa stanza che non costa niente,
piena di lacrime e di sigarette
sopra il cuscino,
in questo mondo che ci sputa addosso,
in questo fumo, in questo fosso
dove cammino.
Io non mi sono stancato di te
ma non so vivere che così,
in un giardino di filo spinato,
perché devo restare qui?
In questa bionda piazza di mercato,
in questa gabbia dove sono nato,
senza un motivo, senza un motivo,
per questo grande mare di cemento
di cui mi fido, di cui mi accontento
e sopravvivo, e sopravvivo.
Io non mi sono stancato di te
ma non so vivere che così,
anche se ancora nessuno mi ha detto perché
devo restare qui.
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