Di Bolina
(Testo e Musica: M. Biancolino, M. Fedrigo)
Trovale da te,
le tue drizze, le tue scotte,
quelle che in barca
non si chiamano mai corde.
Impara da te o con qualche consiglio amico
come si imbriglia un velame antico
e sappi che puoi dare un colpo deciso
a quella barra che arriva al timone
e volger così la tua prua
in direzione di quel vento
che ti nega un sorriso.
E per ogni vento che ti sputerà addosso,
per ogni tempo che ti prenderà a schiaffi,
prima di incontrare l'angolo morto,
prima di avere il fiato troppo corto,
sappi che si può risalire il vento
coniugando nozione e ardimento,
sappi che si può giocare il vento
andando di bolina.
Vele corsare
salpano in ogni mare,
vele corsare
che vanno di bolina.
Di bolina si può ancora sperare
risalendo venti scivolosi,
di bolina ci si può ancora aggrappare
ad appigli decorosi.
La bolina è un insulto alle apparenze,
una scommessa irriverente,
un colpo di coda schioccato al destino
di chi non ha lampade di Aladino.
Vele corsare
salpano in ogni mare,
vele corsare
che vanno di bolina.
Vele corsare
salpano in ogni mare,
vele corsare
che vanno di bolina.
Trovale da te,
le tue drizze, le tue scotte,
per ogni vento che ti sputerà addosso,
coniugando nozione e ardimento
resisterai di bolina, di bolina.
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Nel Bene E Nel Male
(Testo e Musica: Daniele Fossati, Cristiano De André)
Passerà questo tempo indeciso,
passerai anche tu,
motori già più veloci,
passeranno i tuoi occhi blu,
passeranno le stelle, le notti più scure, le paure,
passeremo anche noi,
sì, passeremo anche noi.
Passerà questo tempo infelice,
questo battere il piede per terra,
finiranno le lotte di razza,
gli odori di guerra,
la nebbia su questa pianura che non ci si vede,
questo grande picchiare per terra la terra col piede.
Passeranno canzoni sfinite
che hanno già camminato nel vento,
non si reggono in piedi,
consumate dal tempo,
passeranno le piogge d'inverno
dietro ai vetri appannati
e un passare di stelle cadenti
e desideri infiniti,
passeremo anche noi,
passeremo anche noi,
alla fine anche noi,
passeremo anche noi.
Passerà questa strana fortuna,
questa mediocrità,
le invenzioni per pochi denari
e questa normalità,
passerà l'occasione portata dal vento
e in un momento passerai anche tu.
Passeranno i ricordi del cuore
e le strette di mano,
chi si lega ai ricordi, si sa,
non può andare lontano,
la squallida stanza di un uomo
che vive da solo,
passeranno poi tutte le cose
nel bene e nel male,
nel bene e nel male.
Passeranno poi tutte le cose
nel bene e nel male.
Passerà questo tempo indeciso,
passerai anche tu,
passerà un leggero sorriso
che mi sembrerai tu,
passeranno emozioni, giornate e infinite stagioni,
passeremo anche noi,
passeremo anche noi,
alla fine anche noi,
passeremo anche noi,
passeremo anche noi.
Passeranno canzoni ascoltate
per un lungo momento,
che ci vivono accanto
a dispetto del tempo,
passeranno le piogge d'inverno
dietro ai vetri appannati
e un passare di stelle cadenti
e desideri infiniti.
Passeranno i ricordi del cuore
e le strette di mano,
chi si lega ai ricordi, si sa,
non può andare lontano,
gli amori così all'improvviso
e di buona fortuna,
passeranno poi tutte le cose
nel bene e nel male,
nel bene e nel male.
Passeranno poi tutte le cose
nel bene e nel male.
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Ciò Che Ci Resta
(Testo e Musica: Eugenio Finardi, Cristiano De André, S. Melone)
Come primavera,
come in una sfera,
come la vita vera,
dove tutto gira;
dentro ad un binario,
o chiusi in un acquario,
non è più necessario
lo straordinario.
Dagli orizzonti vasti,
o in angoli nascosti,
valutando i ricavi e i costi;
navigando a vista,
a vela sotto costa,
non cerchi nemmeno una risposta.
Ciò che ci resta...
Senza ragionare,
lasciandosi portare,
insieme alla corrente viaggiare;
e la Stella Polare
è un diamante di mare
che non indica più dove andare.
Ma come in un momento
potrà girare il vento
e far cambiare di colpo il tempo,
quello che io sento
mi sta crescendo dentro,
è il profumo di un sentimento.
Tu ora sei dentro di me,
tu sei la pioggia che cade e la neve
e son le ore passate con te,
ore di mandorle e miele.
Sfiorando con le dita
la tua anima inquieta,
dietro un velo degli occhi la meta;
e una stella che guida,
e che ci insegna la riva
come un'alba infinita, la vita.
Ciò che ci resta
è quello che basta,
senza pesare parole e suoni,
ritmi e canzoni,
sogni e illusioni
e le delusioni.
E adesso mi chiedo perché
non nasconderci sotto la neve
e aspettare le ore con te,
ore a salire e a cadere.
Sfiorando con le dita
la tua anima inquieta,
dietro un velo degli occhi la meta;
un'eclissi di stelle,
una luna caduta,
un momento infinito, la vita.
Dagli orizzonti vasti,
o in angoli nascosti,
valutando i ricavi e i costi;
navigando a vista,
a vela sotto costa,
insieme troviamo una risposta.
Ciò che ci resta
è quello che basta,
senza pesare parole e suoni,
ritmi e canzoni,
sogni e illusioni
e le delusioni.
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Sul Confine
(Testo e Musica: Massimo Bubola, Cristiano De André, M. Gubinelli)
Dentro a quella stanza,
tutta in ombra ed in silenzio,
sale dal cuscino
il tuo sorriso lento;
non parlo perché non so,
non conosco le parole,
non parlo perché tu sai
leggere nel cuore.
E l'uomo in bianco dice
di non stancarti troppo,
tu appanni gli occhi e segui
un sogno mai interrotto;
e la battaglia infuria
fra angeli e demoni,
tu lotta ancora a lungo,
non voglio che abbandoni.
Il più bello
dei tuoi giorni devi attraversare,
la canzone tua più dolce è da cantare:
tu non arrenderti così,
sul confine.
Il più verde
dei tuoi mari devi navigare,
il più rosso vino devi ancora bere:
tu non fermarti proprio lì,
sul confine.
E il caldo tornerà,
e torneremo ancora
alla musica nei bar,
a letto con l'aurora,
a perderci a New York
per ritrovarci a Roma,
davanti a una vetrina
col vento sulla schiena.
Il più bello
degli amori che hai ancora da incontrare,
l'ultimo libro devi raccontare:
combatti ancora un po' per me,
sul confine.
Il più grande
amico deve ancora accompagnare
le lunghe estati insieme da viaggiare:
tu aspettami soltanto un po',
sul confine.
Il più verde
dei tuoi mari devi navigare,
il più rosso vino devi ancora bere:
tu non fermarti proprio lì,
sul confine.
Tu non arrenderti così,
sul confine.
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Cose Che Dimentico
(Testo e Musica: Fabrizio De André, Cristiano De André, Carlo Facchini)
C'è un amore nella sabbia,
un amore che vorrei,
un amore che non cerco
perché poi lo perderei.
C'è un amore alla finestra
tra le stelle e il marciapiede,
non è in cerca di promesse
e ti dà quello che chiede.
Cose che dimentico,
cose che dimentico,
sono cose che dimentico.
C'è un amore che si incendia
quando appena lo conosci,
un'identica fortuna
da gridare a due voci.
C'è un termometro del cuore
che non rispettiamo mai,
un avviso di dolore,
un sentiero in mezzo ai guai.
Cose che dimentico,
sono cose che dimentico.
Qui nel reparto intoccabili,
dove la vita ci sembra enorme
perché non cerca più e non chiede,
perché non crede più e non dorme.
Qui nel girone invisibili,
per un capriccio del cielo
viviamo come destini
e tutti ne sentiamo il gelo,
il gelo,
e tutti ne sentiamo il gelo.
C'è un amore che ci stringe
e quando stringe ci fa male,
un amore avanti e indietro
da una bolgia di ospedale.
Un amore che mi ha chiesto
un dolore uguale al mio,
a un amore così intero
non vorrei mai dire addio.
Cose che dimentico,
sono cose che dimentico.
Qui nel reparto intoccabili,
dove la vita ci sembra enorme
perché non cerca più e non chiede,
perché non crede più e non dorme,
non dorme.
Qui nel girone invisibili,
per un capriccio dei cielo
viviamo come destini
e tutti ne sentiamo il gelo,
il gelo.
Viviamo come destini
e tutti ne sentiamo il gelo,
il gelo.
Sono cose che dimentico,
sono cose che dimentico,
cose che dimentico,
sono cose che dimentico.
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Tracce
(Testo e Musica: Carlo Facchini, Cristiano De André, Daniele Fossati)
Io cancellerò
tutte le ragioni che ho,
ogni brivido dentro me,
ogni traccia di te.
Tu cancellerai
tutti quei pensieri che hai,
tutti quei ricordi che
sono parte di me,
sono tracce di me.
E se vedrai una nuvola
abbassarsi sopra il mare
come una pietra che rotola,
non voltarti per guardare.
Io cancellerò
questi pochi frammenti che ho
e ogni piccolo segno che
mi ritorna da te,
mi ricorda di te.
E se vedrai una nuvola
inciampare a modo mio
come una pietra che rotola,
non è detto che sia io;
come un'ombra che scivola
tra le pieghe della strada,
poi d'improvviso si illumina
e non sai più dove vada.
Io cancellerò
tutti i sentimenti che ho
mentre il tempo cancella in te
ogni parte di me,
ogni traccia di me.
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Notti Di Genova
(Testo e Musica: Oliviero Malaspina, Cristiano De André, G. Vanni)
La strada è piena di chiari di luna
e le tue mani vele per il mare,
in questa notte che ne vale la pena,
l'ansimare delle ciminiere.
Genova era una ragazza bruna,
collezionista di stupore e noia,
Genova apriva le sue labbra scure
al soffio caldo della "maccaia" (*).
E adesso se ti penso io muoio un po',
se penso a te che non ti arrendi:
ragazza silenziosa dagli occhi duri,
amica che mi perdi,
adesso abbiamo fatto tardi,
adesso forse è troppo tardi.
Voci di un cielo freddo già lontano,
le vele sanno di un addio taciuto;
con una mano ti spiego la strada,
con l'altra poi ti chiedo aiuto.
Genova, adesso hai chiuso in un bicchiere
le voci stanche, le voci straniere;
Genova hai chiuso tra le gelosie
le tue ultime fantasie.
E adesso se ti penso io muoio un po',
se penso a te un po' mi arrendo;
alle voci disfatte dei quartieri indolenti,
alle ragazze dai lunghi fianchi,
e a te che un po' mi manchi.
Ed è la vita intera che grida dentro
o forse il fumo di Caricamento (**);
c'erano bocche per bere tutto,
per poi sputare tutto al cielo,
erano notti alla deriva,
notti di Genova che non ricordo e non ci credo.
Genova rossa, rosa ventilata,
di gerani ti facevi strada;
Genova di arenaria e pietra,
anima naufragata.
Ti vedrò affondare in un mare nero,
proprio dove va a finire l'occidente;
ti vedrò rinascere incolore
e chiederai ancora amore,
senza sapere quello che dai.
Perché è la vita intera che grida dentro,
o forse il fumo di Caricamento (**);
c'erano bocche per bere tutto,
per poi sputare tutto al cielo,
erano notti alla deriva,
notti di Genova che regala
donne di madreperla
con la ruggine sulla voce
e ognuna porta in spalla la sua croce.
Tra le stelle a cielo aperto,
mentre dentro ci passa il tempo,
proprio adesso che ti respiro,
adesso che mi sorprendi così.
Che se ti penso muoio un po',
che se ti penso muoio un po',
che se ti penso muoio un po'.
(*) - "Maccaia": afa umida, in genovese.
(**) - "Caricamento": zona di Genova.
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L'Era Dell'Oro
(Testo e Musica: Cristiano De André, Eugenio Finardi)
Voci di ricordi del mio passato,
come un film al rallentatore;
ricordo il profumo di quell'estate, di quell'estate:
era la musica che dava il tempo alle nostre ore.
Non si buttava via niente,
né una briciola,
né una nota stonata,
né una pausa d'incertezza.
Eravamo lì, ed era tutto speciale;
eravamo lì, e ci sembrava normale;
eravamo lì, ci sentivamo una nazione,
figli del futuro
e dell'alba della ragione.
Era l'era dell'oro e tutto era possibile,
ad essere realisti... improbabile;
non si buttava via niente,
nessun sogno,
neanche una fantasia:
era il migliore dei mondi e l'abbiamo gettato via.
Eravamo vivi, eravamo veri,
eravamo vivi, eravamo noi;
eravamo vivi, era solo ieri,
e alle spalle un imbroglio
che cresceva per sbaglio
intorno a noi.
Il tempo si è nascosto
e mi è mancato il fiato,
e come sempre mi hai stupito;
mi hai riportato indietro,
nel nostro passato,
a quel futuro deragliato.
Ma come il fiume che scorre,
scorre lento e tutto si porta via,
come corre il vento, scorre il tempo,
lasciandoci malinconia;
anche se ancora ti sento e tu mi leggi dentro
e sappiamo che è una follia.
Ma dopo tanto tempo
non so cosa sento
se in questo momento stai...
Lucidi ricordi del mio passato,
come un film al rallentatore;
ricordo il tuo profumo in quell'estate, in quell'estate:
era la musica che dava il tempo alle nostre ore.
E adesso dove vivi, dimmi cosa fai,
se ogni tanto ridi di quello che tu sai;
dimmi come ti trovi in questi giorni bui,
se scrivi ancora canzoni, senza farti illusioni.
Siamo ancora vivi, siamo ancora veri,
forse fuggitivi ma certamente interi;
siamo rimasti privi di tutti i nostri errori
ma sappiamo sognare,
possiamo ancora suonare:
siamo sempre noi.
Siamo ancora vivi, siamo ancora noi,
siamo ancora vivi, siamo sempre noi;
siamo ancora vivi, siamo ancora noi,
siamo ancora vivi, siamo sempre noi.
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La Notte Di San Lorenzo
(Testo e Musica: C. Sanfilippo)
Era la notte di San Lorenzo,
cadde una stella illuminando il lago;
mentre un addio uccideva un sogno
piano suonavo.
Seduto in mezzo fra la pietra e il pino
come un dolcissimo deserto
fatto di dune e di memoria,
buio scoperto.
Ho visto nascere e morire luci
nel vento buono di collina;
ho chiuso gli occhi la mattina
dormendo sul confine.
Gli equilibristi sono carte matte,
sognano solo desideri;
in viaggio fanno curve strette,
senza pensieri.
Era la notte di San Lorenzo,
fatta di atlantiche illusioni
e di pacifiche scoperte
in vie deserte.
Ho ridipinto gli orizzonti persi,
lasciando ovunque tracce chiare;
di questa tenebra lucente
voglio cantare.
Ho visto nascere e morire luci
nel vento buono di collina;
ho chiuso gli occhi la mattina
dormendo sul confine.
Gli equilibristi sono carte matte,
sognano solo desideri;
in viaggio fanno curve strette,
senza pensieri.
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