Non È Una Favola
(Testo: Giuseppe Di Gennaro, Cristiano De André, Oliviero Malaspina, Luciano Luisi; Musica: Giuseppe Di Gennaro, Cristiano De André, Luciano Luisi)
Lei ha gli occhi del colore dell'asfalto
e non conosce il verbo rallentare.
Lei è una carreggiata senza più guard-rail,
capace a costruirsi un ponte sopra il mare.
E con un braccio alzato verso il cielo dice "ciao";
e mentre veste il bianco e vessa il nero dice: "ciao".
Lei ha un corpo verticale e orizzontale,
un miliardo e dieci uscite e ha più di tre tv.
E ha firmato un contratto col passato
con su scritto "io non me ne andrò mai più".
E a volte scambia il giorno con la sera ma dice "ciao";
è cento volte il sogno prima dell'aurora, dice "ciao".
Non è una favola.
E la sua America è una bambola.
Ma adesso non chiedetele di più, davanti a tutta la platea.
Se nel suo palazzo del mistero ha una collezione di bigiotteria.
Lei come una strada che attraversa praterie,
che mentre viaggia taglia il vento e poi ci prende nelle vie,
lei insieme alla sua spada ci rimane sempre accanto,
con un piede sulla luna e una mano sopra il mondo.
Lei indossa una bandiera che si è strappata ora,
che forse per qualcuno può sventolare... ancora.
Ma la sua America è una nuvola.
E con in tasca solo due monete dico "ciao".
E con un ciondolo che cura le ferite io dico "ciao".
Non è una favola,
è una bambola.
È una nuvola,
non è una favola.
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Disegni Nel Vento
(Testo: Roberto Amadé, Cristiano De André, Oliviero Malaspina, Luciano Luisi; Musica: Roberto Amadé, Cristiano De André, Luciano Luisi)
Adesso cammino e indovino
dove porta la strada,
uno straccio di pane e di luna
che seguo ovunque tu vada,
dove il passo comincia o finisce
ma io sto cercando il tuo mare,
e il tempo è rimasto un bambino
che vive in una goccia di sole.
E lascio i miei sogni a te
per non essere più così soli;
e tengo i ricordi per me
ma come in un battere d'ali;
e davanti a Dio mille anni è un addio
attraverso le lacrime e il tempo
saremo io e te, disegni nel vento.
Così adesso cammino e indovino
dove porta quel ponte,
dove inizia e finisce il destino dei passi,
verso un altro orizzonte.
E lascio i miei sogni a te
perché tu li riprenda domani;
e tengo i ricordi per me
ma come in un battere d'ali;
e davanti a Dio mille anni è un addio
attraverso le lacrime e il tempo
saremo io e te, disegni nel vento.
Per sempre io e te, disegni nel vento.
Lascio i miei sogni a te
per non essere più così soli;
e tengo i ricordi per me
ma come in un battere d'ali;
e davanti a Dio mille anni è un addio
attraverso le lacrime e il tempo
saremo io e te, disegni nel vento.
Per sempre io e te, disegni nel vento.
Soli io e te, un disegno nel vento.
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Credici
(Testo: Oliviero Malaspina, Fabio Ferraboschi, Cristiano De André; Musica: Fabio Ferraboschi, Cristiano De André)
Chi ha creduto alle menzogne di bocche allenate a monete,
alle parole di un potere che subito si inchina a un altro più rapace,
che in trent'anni di sottocultura mediatica tra canali e canili,
a quelle lingue golose dei mercati che per i loro tacchi rialzati
hanno svenduto il Paese al peggiore dei medioevi.
A meno che non sia ancora preistoria,
questo parlare senza ascoltare e non avere memoria.
Credici, credici.
I nuovi capi hanno facce sempre più dure,
tutti vestiti di nero metallizzato come le loro autovetture.
Credici.
Che il rosso è così meno rosso e il nero è sempre più nero,
non la senti questa decadenza? Questo odore di basso impero?
Noi speriamo siano banditi dalla storia,
senza una pagina, una riga e nessuna memoria.
E adesso che avete messo in ginocchio quella brava gente,
operai, contadini, pescatori che da sempre hanno cercato di darvi il meglio,
ma mai considerati niente;
e dove tu, cara madre Chiesa ormai da tutti la più incinta,
tu che con la CEI, lo IOR, l'Opus Dei ci mostri come sei alla Santa Messa della tua casta,
Cristo ti ripagherà con la sua compassione immensa.
Credici.
I nuovi capi sembrano tutti Al Capone, tutti vestiti con lo stesso gessato,
e con l'esercito dei salvatori escono dalle banche, entrano nei ministeri.
Credici.
Che il rosso è così meno rosso e il nero è sempre più nero,
non la senti questa decadenza? Questo odore di basso impero?
Noi speriamo siano banditi dalla storia,
senza una pagina, una riga e nessuna memoria.
E saremo tutti insieme
in una corsa contro il sole
con la forza e l'emozione
in un abbraccio di parole;
e poi il grano sarà luce
e il pane sarà pace,
in una voglia di infinito,
così liberi di amare.
Al valore del nulla non crederci.
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Il Mio Esser Buono
(Testo: Cristiano De André, Zibba; Musica: Cristiano De André, Zibba, Andrea Balestrieri)
Lo sento perché esplode in faccia,
in fondo è tutto quel che chiedo:
restare fermo immobile, provare a dare un nome
a ogni mio pensiero.
Il desiderio di un'infanzia
risolto in un bicchiere tra le mani,
se solo più paure è anche più facile non scegliere
e aspettar domani.
Verrà a trovarmi un grande caldo,
sarà un bastardo e poi un inutile parlare.
Mi coprirò di lana come di ottime intenzioni
e ti starò ad aspettare.
E l'aria sospira all'erba un se...
C'è ancora odore di mattina
e il sole che fa quel che può per darmi torto.
Non ci sarebbe sguardo a darmi pace,
adesso vado, ma aspetta che ritorno.
La porta che si chiude dietro un mondo,
le ore adesso, stupido, le sento addosso.
Cammino e ricammino e poi cammino ancora
senza che ci sia un rimborso.
Mi aspetterò quel gran regalo
e a un albero un po' spoglio chiederò perdono.
Pisciargli contro tutto quello che riuscirò a bere:
è questo il mio esser buono.
E l'aria sospira all'erba un se...
E noi con le mani nelle mani.
E ho l'impressione che quel "se"
sia il non volerti mai più lasciare.
Se il tempo è solo un bel sostare,
dell'abito di un veterano il fiore all'occhio,
continuerò a non chiedermi dov'è questa paura
mentre non ho sonno.
Saluterò le briciole e i divani,
le voci attorno ai gemiti rubati al cuore,
di tutte le stagioni andate tra sorrisi e lune
e sarò io il padrone.
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Il Vento Soffierà
(Testo
italiano: Cristiano De André, Oliviero Malaspina; Testo e Musica originali: Noir Désir, "Le vent nous portera")
Vado incontro al mio destino,
questo è un giorno disumano
sulla strada a piedi nudi
lontano te ne vai.
Il vento soffierà.
Sono segni sulla pelle,
i tuoi messaggi dalle stelle;
sarà l'acqua, forse il fuoco
ma polvere sarà
che il vento porterà
e tutto scomparirà.
E il vento soffierà.
La carezza e la mitraglia,
dopo un bacio la battaglia,
le parole e poi gli intenti
e i soliti silenzi.
Il vento soffierà.
Siamo tracce senza segni,
siamo barche senza remi,
anni belli di tormento
e suoni più lontani
che il vento porterà
e tutto scomparirà.
Ma il vento soffierà.
Noi siamo di terra e sangue,
sotto un cielo che non piange,
questo senso di infinito
è polvere di te
che il vento soffierà.
Siamo profughi sfiniti,
non ci siamo mai lasciati,
senza ombra e senza voce
e poi senza età.
Il vento soffierà
e tutto scomparirà.
Il vento soffierà.
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Ingenuo E Romantico
(Testo: Cristiano De André; Musica: Matteo Gamberini)
Sarei ancora disposto a soffrire per un amore,
perché l'amore è più forte e immenso di ogni dolore.
E sarò la tua spalla dove poterti appoggiare,
l'unica sicurezza perché nessuno possa farti del male.
Ingenuo e romantico
bisogno di amore.
Io non mi vergogno,
non c'è più retorica,
in queste parole.
Ingenuo e romantico
sentire l'amore.
Io non ho paura,
io non mi vergogno
di questo cercare.
Questi ultimi anni
mi hanno fatto capire
che quel solito inutile usarsi
lascia un vuoto nel cuore,
perché è così dolce il tremante abbracciarsi e negli occhi vedere
quel sorriso di lacrime e luce dove si specchia l'amore.
Ingenuo e romantico
bisogno di amore.
Io non mi vergogno,
non c'è più retorica
in queste parole.
Ingenuo e romantico
sentire l'amore.
Io non mi vergogno
e non ho paura
di questo cercare.
Da ingenuo e romantico
si trasforma l'amore
nella voglia di stringersi,
di prendersi e perdersi
e toccare il piacere
che spacca il tuo cuore,
nell'illusione di sempre,
dallo stomaco al ventre,
scivolando profondo
fino a sfiorare il tuo cuore,
e sentire l'orgasmo
salire e salire
e poi ancora salire
fino a farci impazzire,
quella piccola morte
in un attimo immenso,
quel tempo preciso
di un improvviso silenzio:
la fine.
In un profondo sospiro.
Insieme.
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Sangue Del Mio Sangue
(Testo: Oliviero Malaspina, Cristiano De André; Musica: Matteo Gamberini, Enrico Branchini)
Ho ancora i lividi
che non vanno via,
noi due che così simili,
stessa rabbia, stessa allegria.
E sono ancora incredulo
di chi ci ha portato via,
sei sangue del mio sangue,
sarai sempre vita mia.
Cambiano i disegni,
cambiano con noi,
amore che per sempre
resterai.
E siamo stati noi,
in quel giorno più lontano,
a disegnarci l'anima
e a prometterci un destino.
Profonda e naturale
la nostra sintonia
perché nel nostro sangue
non sarà spazzata via.
Cambiano i disegni,
cambiano con noi,
amore che per sempre
resterai.
Sangue dentro il sangue,
ti hanno portato via,
sangue contro sangue,
vita mia.
Cambiano i disegni,
ma non cambiamo noi,
amore che per sempre
resterai.
Bruciano i tuoi occhi,
si specchiano nei miei
e mentre tutto cambia
noi, restiamo noi.
Noi, restiamo noi.
Noi, restiamo noi.
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Vivere
(Testo: Oliviero Malaspina, Cristiano De André; Musica: Cristiano De André)
Vivere.
Fosse stato più semplice,
fare un accordo con gli angeli
e risultarci simpatici.
Vivere.
Fosse stato più facile,
dire che gli anni non contano
perché siamo demoni e angeli.
Io voglio sapere il nome che avrai,
voglio vedere con che occhi vedrai,
con quali mani tu mi sfiorerai,
togliendomi il sale dal cuore,
per il fuoco di vivere.
Vivere.
Quanto ti costa vivere,
con tutti i sogni che scorderai,
con tutti i segni che porterai.
Io voglio sapere il nome che avrai,
voglio vedere con che occhi vedrai,
con quali mani tu mi toccherai,
sciogliendomi il sale dal cuore,
col tuo fuoco di vivere.
Io voglio sapere il nome che avrai,
quante speranze e incertezze mi dai,
con quali mani tu mi spoglierai,
sciogliendomi il sale dal cuore.
Io voglio sapere il nome che avrai,
quante speranze e incertezze mi dai,
con quali mani tu mi scalderai,
sciogliendomi il sale dal cuore,
col tuo fuoco di vivere.
Sarebbe stato meglio vivere,
con le certezze degli illusi,
con le bellezze dei sognatori.
Vivere.
In fondo è un gioco complice,
essere demoni e angeli
per la febbre di essere liberi.
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La Stanchezza
(Testo e Musica: Diego Mancino, William Nicastro, Cristiano De André)
Questa sera
vorrei essere ascoltato
nel modo che conosci tu.
Questa sera
vorrei essere usato,
quindi comincia tu.
Questa sera
le luci sono troppo forti,
non mi ritrovo più.
Questa sera
Milano è una primadonna
e non ricorda più
di tutte quante le promesse.
Di soldi per pagarmi tu ne hai,
perché io me ne vada da qui,
perché io non ti crei più disturbo,
perché io dimentichi tutto.
La tua gente
vuole solo
entrarti dentro l'utero;
la tua gente
conta solo se ha il contante,
compra tutto e non ha niente,
vuole solo apparire.
Di soldi per pagarmi tu ne hai,
perché io me ne vada da qui,
perché io non ti crei più disturbo,
perché io dimentichi tutto.
Di soldi per pagarmi tu ne hai,
perché io me ne vada da qui,
perché io dimentichi tutto,
perché tu possa fare il tuo gioco.
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La Bambola Della Discarica
(Testo: Oliviero Malaspina, Cristiano De André; Musica: Corrado Rustici)
I piedi staccati,
le mani bruciate,
la bambola della discarica tace
e guarda con i suoi occhi in fila
il suo ventre gonfio di gommapiuma.
Non più utile al mondo,
attende al mio passo,
che è un passo di gomiti strascinati,
che io possa baciarli come gli innamorati.
Mi chiamano "il granchio",
i ragazzi randagi al di là della rete,
gli sguardi di mele bacate,
le mani di fango,
le ali bucate.
Di fango, sterpaglie, luci di nicotina,
mia piccola bambola bambina,
che come me hai imparato l'arte
di essere usata e messa da parte
e che mi insegni dolcemente
l'arte di morire così lentamente.
I piedi staccati,
le mani bruciate,
la bambola della discarica tace
e guarda con occhi di brina,
il suo utero gonfio di gommapiuma.
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